Domenica piena all’insegna della speleologia e della preistoria di Grotta Paglicci, a Rignano Garganico.
Ne sono arrivati da ogni dove, gruppi di appassionati e di animatori. Tra l’altro, dalla vicina San Giovanni Rotondo. Le prime tappe ovviamente si sono consumate in paese, con la visita al Museo Paleolitico e al laboratorio didattico sito all’omonimo ingresso di Largo Portagrande, significata dalla riproduzione gigante del cavallo insito nella pittura preistorica parietale scoperta alcuni decenni fa all’interno del famoso antro, considerata come unica e più antica d’Italia.
Ad accogliere gli ospiti sono stati Enzo Pazienza, guida di lungo corso dell’anzidetta struttura e alcuni speleologi del locale club. Gli stessi che poi hanno accompagnati gli interessati all’escursione alla Grotta dei Pilastri, sovrastante a quella più nota ossia a Paglicci, oggetto di scavi da molti decenni ed inesauribile miniera di migliaia e migliaia di reperti di vario tipo che coprono l’intero mondo paleolitico. L’accesso naturale della grotta dei Pilastri è costituito da una cavità nel terreno profonda 8 metri resa inagibile da una frana che collegava presumibilmente in passato la grotta dei Pilastri con la vicina Grotta Paglicci.
A 50 metri di distanza, verso est, vi è altro ingresso che permette di accedere, tramite un pozzetto ed un angusto cunicolo. Un ulteriore salto di scarsa profondità ed uno scivolo in accentuata pendenza, immettono nella Grotta dei Pilastri lunga circa 70 metri caratterizzata dalla presenza di numerosi gruppi stalagmitici la cui suggestiva bellezza ha suggerito il nome stesso della grotta. Non mancano inoltre grosse stalattiti, drappi, meduse e concrezioni eccentriche che conferiscono all’insieme una coreografia originalissima ed irripetibile.Purtroppo questa cavità a causa del suo facile accesso è stata ed è tutt’ora oggetto di continui atti di vandalismo. Innumerevoli scritte sulle pareti, concrezioni asportate o irrimediabilmente deturpate e persino profonde buche scavate alla ricerca di un fantomatico quanto improbabile tesoro, testimoniano lo stato di degrado in cui versa la grotta e l’impellente necessità di regolarne l’accesso.
Stato di cose, quest’ultimo, aggravatosi ulteriormente dopo l’annoso abbandono delle campagne di scavo a Paglicci, risalente ai primi anni 2000 con il passaggio, per motivi di pensionamento, del testimone direzionale degli stessi dal compianto paleontologo, Arturo Palma di Cesnola dell’Università di Siena alla sua giovane collega ed esperta Anna Maria Ronchitelli. E’ da allora che gli scavi sono fermi ed entrambe le grotte, sono abbandonate a se stesse per colpa dell’uomo e l’usura causata dai cataclismi naturali.
Tutto ciò porta a chiedersi perché sino ad oggi si è fatto ancora poco per promuovere queste grandi risorse naturali e culturali che Rignano ha, e se è giusto che queste bellezze siano destinate a restar all’oscuro e in completo abbandono per il mancato e mai cercato accordo tra i proprietari del sito e il Ministero dei Beni Culturali. Non dimentichiamo che l’apertura di queste preziose risorse naturali nascoste, con l’avvenuta apertura del Museo paleolitico e la vista panoramica ed unica, resa ancora più evidente con la nuova ed azzeccata sistemazione della Ripa-Belvedere e del resto del paese, solleciterebbe ancor più i turisti di qualsiasi genere ed età a visitare i nostri luoghi e le sue originali bellezze e preziosità in ogni campo.
Giornalista, scrittore e storico. Ha al suo attivo una cinquantina di pubblicazioni su tradizione, archeologia e storia locale.