Con l’arrivo dell’Epifania, si rinnova un’altra tradizione antica, a Rignano Garganico. Ecco il racconto che ne fanno due anziani e longevi coniugi, entrambi scomparsi da anni. Si tratta di Angelo Resta, allora centenario; Nunzia, novantenne.
Lei: “La sera si ‘vestiva‘ la tavola, questo alla vigilia dell’Epifania. Si prendeva mezza panetta di pane, si metteva sulla ”buffetta”, la bottiglia dell’acqua, la forchetta, il coltello, come quando uno doveva mangiare. Dicevano che quando era mezzanotte venivano a mangiare i morti, che dicevano: Tutte li fiste jèssere e meneèssere e Pasqua Epifanie maje ‘nge venesse! traduzione letterale: tutte le feste andassero e venissero, e Pasqua Epifania non arrivasse mai).
Allora finivano tutti i giorni di festività, il giorno di Pasqua Epifania ognuno ritornava a casa sua, alla propria dimora. Si faceva quello perché dicevano che la notte venivano ché dovevano mangiare”. Lui: mia madre mi raccontava che a Pasqua Epifania si facevano le stesse funzioni (religiose) della notte di Natale e più belle ancora. Una comare di mia madre passava per il Purgatorio (la chiesa e via) mentre andava a casa sua. Vide che la chiesa stava aperta e pensò: Vedi si dice già la messa! Entro e me la sento un poco! Ed è entrata.
Com’è entrata ha visto una comare sua che era morta. Pensò – La comare è morta e sta qui!. La comare morta andò da lei e le disse: – Vattene via, altrimenti la chiesa si chiude e resti dentro! Era la mezzanotte tra il cinque e il sei. Questa se n’è uscita; come se n’è uscita si è serrata la porta ed è rimasto un lembo della gonna nella porta e si è strappata”. Lei: “I morti giravano tutta la strada processionale. Partivano dalla chiesa Madre e giravano tutta la strada processionale, nel centro storico e poi si perdevano”.
Lui: “raccontano che la notte di Pasqua Epifania esce la processione dei morti. C’era un pastore in campagna, alla proprietà di Don Antonio De Maio. Questo pastore, (Come se dicessi domani, è Pasqua Epifania!), doveva portare un capretto al padrone, si doveva alzare subito la mattina per portarlo. Questo si alzò con questo pensiero. Si è svegliato e ha visto che c’era la luna, come un cuore di mezzogiorno. Disse: – Mamma mia si è fatto giorno, adesso che vado dal padrone cosa mi deve dire? Prima orologi non se ne usavano. .
Questo prende il capretto, se lo mette addosso e sentito suonare la campana: din don. “Madonna- ha detto- è mezzogiorno!”. Invece era mezzanotte. Allora ecco che vede scendere la processione da sopra. Veniva dalla via di San Rocco (chiesa). Com’è arrivata vicino, eccoti che vede il compare che andava davanti a tutti, perché portava la croce. Lei: “Quello era morto per ultimo”. Lui: – Mi piacerebbe sapere se sono veri questi fatti! Si è fermato vicino e ha detto: – compare e tu cosa vai facendo? Si è messa la mano alla fronte e ha detto: -Ah, questa è la processione di Pasqua Epifania!Se n’è andato alla casa, ha raccontato tutto alla moglie ed è morto. Andavano tutti in fila con le candele accese. Dove andavano alla fine? Lei: “E chi lo sa!”.
N.B. Questa intervista audio registrata e raccolta da Antonio Del Vecchio e Angelo Capozzi è contenuta nel libro Natale tra ieri e oggi. Tradizioni, usi e costumi di Rignano Garganico, Regione Puglia – Crsec, 2000.

Giornalista, scrittore e storico. Ha al suo attivo una cinquantina di pubblicazioni su tradizione, archeologia e storia locale.