Lezione pratica di archeologia preistorica per gli alunni delle Elementari, a Rignano Garganico. Si tratta delle classi III, IV e V della “San Giovanni Bosco”, sezione locale facente parte dell’Istituto Comprensivo “Compagnone” – “Balilla” della vicina San Marco in Lamis, diretto da Antonella Nunzia Basile.
Tutto questo accade, a conclusione del programma ministeriale di conoscenza teorica, puntualmente eseguito alla terza classe, ma con esercitazione sul campo rimandata per più anni a causa della pandemia da Virus 19. Da qui il raggruppamento odierno.
Il tutto si è svolto nella mattinata di ieri presso il Laboratorio didattico di Grotta Paglicci ubicato nel centralissimo Largo Portagrande, ad un tiro di schioppo dall’omonimo Museo Paleolitico di Corso Giannone e dal ben conservato borgo antico di origine e fattura medievale.
Le scolaresche erano accompagnate dalle insegnanti Annalisa Malerba, Rosanna Vigilante Angela Del Vecchio, AnnaTomaiuolo e Maria Lena Patrone, le prime due del posto.
A riceverli con empatia e destrezza ci ha pensato Enzo Pazienza, fondatore ed animatore della struttura da oltre un trentennio. Quest’ultimo dopo aver inquadrato il tema e la localizzazione del sito attraverso appositi ed esaurienti video, ha parlato con cognizione di causa della vita dei primitivi nelle caverne, evidenziandone le difficoltà, la caccia agli animali, la raccolta dei frutti e degli alimenti della natura. Tra l’altro della farina di avena selvatica, risalente secondo alcune tracce rimaste sul pestello litico a 30 mila anni da oggi e sui diversi tipi di cottura, specie dopo la scoperta del fuoco.
Ed è stato proprio quello dell’accensione del fuoco il punto saliente della lezione, allorché il Pazienza attraverso lo sfregamento di due pietre focaie è riuscito a far scaturire la scintilla e ad accendere il fuoco, salutato con corale applauso dai presenti.
Dopo di che si è passato agli altri reperti importanti, come gli strumenti litici delle diverse epoche, ritrovati a Paglicci e di uso quotidiano dei primitivi. Si è passato, poi, all’ ocra rossa usata per l’abbellimento di uomini e donne sia vivi, sia quando venivano seppelliti, come dimostrano i due scheletri interi del ragazzo di 26 mila anni fa e della donna di tre anni in meno , entrambi appartenenti all’Homo Sapiens sapiens del tipo di Cro-magnon.
Si è passato, quindi, in rassegna l’altro materiale preistorico originale o riprodotto con la rispettiva datazione di riferimento , riservandosi di far conoscere di più ad horas presso il Museo. Il padrone di casa, infine, ci ha tenuto a sottolineare che la collezione dei reperti di Grotta Paglicci appartiene all’intero Periodo Paleolitico, ossia inferiore, medio e superiore.
Dopo di che i ragazzi sono stati accompagnati a visitare il Centro storico. Tanti di loro, come pure le insegnanti forestiere, si sono stupiti nell’attraversare le strade strette, vedere mugnali ed archi, come se fosse la prima volta. La visione è piaciuta a tutti e le insegnanti del posto, si sono riservate di approfondire il tema, facendo conoscere anche la storia del paese ai loro alunni.
La stessa risale ad oltre mille anni fa, allorché regnavano i bizantini, come dimostra la sua Torre circolare. Comunque sia, il primo documento certo della sua esistenza certa è in un diploma dei Catapani del 1029. Secondo altri, la sua origine è di epoca romana e che il primo nucleo abitato si trovasse a Villanova, come dimostrerebbero diverse tombe scoperte in varie epoche, le fosse del grano e che la località fosse stata abbandonata per via dell’invasione delle formiche che mangiarono uomini e cose. Ma questa è una leggenda.

Giornalista, scrittore e storico. Ha al suo attivo una cinquantina di pubblicazioni su tradizione, archeologia e storia locale.