Nella recente riunione degli ex Probandi seminaristi benedettini di Montenero, che si è svolta il 31 scorso fra 6 dei 21 Rignanesi e una decina di San Giovanni Rotondo, che sono stati Probandi a Montenero (Livorno) nel ventennio dal 1950 al 1960, si è colto l’occasione per ricordare anche la figura di un grande Monaco Benedettino di Rignano, Don Bruno Ponziano.
Don Bruno nacque a Rignano nel 1918 ed è morto nel 1985 a Montenero (Livorno), ove è sepolto.
A conclusione dell’incontro di San Giovanni Rotondo si è ipotizzato di organizzare a Rignano un evento commemorativo in onore di Don Bruno, al fine di meglio far conoscere la sua opera pedagogica di insegnante nella scuola media e nel ginnasio di materie come Matematica, Scienze, Fisica, Chimica e Greco.
Ma soprattutto, si vuole evidenziare alcune caratteristiche della sua funzione di educatore e di persona riservata, mite e al tempo stesso sempre disponibile.
Si rinvia al citato evento l’approfondimento biografico di Don Bruno, evento che dovrebbe essere organizzato a Rignano nel 2023, con l’incarico affidato a Angelantonio Mastrillo, anche in quanto il più giovane (70 anni da poco) della comitiva dei 21 Rignanesi ex-Probandi, di cui all’elenco che segue:
Iannacci Mario e Piccirilli Michele nati nel 1937, Draisci Vincenzo del 1938, Del Vecchio Antonio 1940, Di Fiore Michele 1942, Danza Michele e Ponziano Michele del 1945, Pignatelli Matteo e Danza Vincenzo del 1946, Ponziano Giovanni e Di Gregorio Leonardo del 1947, Renza Antonio, Urbano Daniele, Ponziano Luigi, Coletta Salvatore e Botta Vincenzo del 1948, Buttacchio Giuseppe e Limosani Michele del 1949, Ponziano Nicola del 1950 e infine Lurdo Michele e Mastrillo Angelantonio del 1952.
E proprio a quest’ultimo abbiamo chiesto di rendere noto un suo articolo pubblicato sul periodico L’Eco di Montenero di giugno 2010, con un ricordo aggiuntivo proprio su Don Bruno, di cui ne evidenzia alcune particolari caratteristiche di docente e di educatore.
L’articolo venne pubblicato per l’occasione della morte del Padre Abate Don Giuseppe Zambernardi, di cui Don Bruno fu stretto e fidato collaboratore, nonché direttore dello stesso giornale L’Eco di Montenero.
(Nota aggiuntiva all’articolo di Mastrillo su l’Eco di Montenero)
“Eravamo fuori dal sagrato della Chiesa e mentre mia moglie Rosa si ferma a guardare una edicola di souvenir, l’occhio mi cade improvvisamente su un annuncio del giornale con soli tre titoli, di cui il secondo dice “Morto l’ultimo Abate di Montenero”.
Allora mi riprendo dalla sorpresa di tanto silenzio: allora qualcosa c’è a ricordarlo, come merita, Don Giuseppe !
Compro il giornale “La Nazione” e, a pagina 5, trovo un articolo che occupa quasi tutta lo spazio, con la foto di Don Giuseppe insieme ad un grande suo contemporaneo, Giorgio La Pira, Sindaco di Firenze, e membro dei 75 della Assemblea Costituente della Repubblica Italiana.
La foto è dei primi anni 60, ma finalmente riconosco Don Giuseppe, proprio per come me lo ricordavo io.
Poi, l’occhio cade sui particolari della foto e di un volto che si vede bene in mezzo a Don Giuseppe e a La Pira, ma un “passo indietro”.
Ma quello è Don Bruno, il mio caro maestro e compaesano Rignanese. Grande !
Peccato che nella didascalia della foto non sia citato affatto: mi avrebbe fatto piacere (da Rignanese) ma poi mi rassereno considerando che Don Bruno avrebbe voluto così: era sempre presente, sempre attivo, sempre schivo, e mai appariscente, presenzialista e ingombrante.
Comunque sempre umilmente e silenziosamente al servizio degli altri, dall’Abate Don Giuseppe fino all’ultimo dei pellegrini o dei suoi allievi.
La grande intelligenza e rigore misto a bonarietà di Don Bruno ne facevano un personaggio unico, tipico di tanti Rignanesi che sembrano creati con lo “stampino” della laboriosità, della generosità e della dedizione per gli altri.
Già, i Rignanesi: davanti a Don Giuseppe scorrevo le facce di quelli che come me lo hanno conosciuto, oltre una ventina, negli anni dal 1950 al 1970, quando i nostri padri accompagnavano noi figli a Montenero: perché li si stava bene, si studiava, si andava al mare e si giocava a pallone.
Ma, soprattutto, a proteggerci c’era il nostro Don Bruno, anche se non sembrava!
Peraltro, non disdegnava di istruirci, talora con ironia e giovialità, sulla origine del dialetto Rignanese dalla nobile lingua del Greco antico.
Mi fermo con questi ricordi che accomunano i tanti compaesani che come me sono stati a Montenero. Nessuno è poi rimasto a farsi Monaco.
Termino con il ricordo affettuoso e riconoscente ai nostri Don Bruno Ponziano da Rignano e Don Giuseppe Zambernardi da Grosseto, due “grandi” in tutti i sensi”.
Giornalista, scrittore e storico. Ha al suo attivo una cinquantina di pubblicazioni su tradizione, archeologia e storia locale.
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