
Con San Valentino ritorna la tradizione dei luoghi e degli appuntamenti dell’Amore, a Rignano Garganico. Luoghi che venivano visitati spesso dalle coppie, perché in un baleno ci si poteva appartare e scambiarsi le dolci parole e nel contempo le effusioni d’amore, a cominciare dalle strette di mano per passare poi agli abbracci e ai baci. Ma non di più per ragioni della morale restrittiva imperante nei tempi passati, ma anche perché non tutti avevano l’auto proprio, per spostarsi e trovare il posto adatto, dove poter confessare, lontani dagli occhi indiscreti, gli intimi sentimenti!
Fino agli anni ‘70 di posti del genere se ne contavano a dozzine. Tra l’altro: lo “Scannaggio” (mattatoio), “Varredde” (periferia Nord del paese); “Lu pizze de l’urte” (estremità della Ripa – Belvedere), la Ripa stessa, sotto la Pineta; “Zia Monica” (Antro con affaccio su Via Forno); da “Bisacciare” (casa isolata del quartiere Grotte), la Palestra dell’antico Edificio Scolastico delle Elementari, ecc.
Tra questi, quello più noto ed ambito era la “Strettola”. Un budello, quest’ultimo, largo una sessantina di cm e lungo una quintina di metri. Lo stesso congiunge Via Padre Antonio Fania con Via Baronale, due importanti arterie che sbucano in Largo Palazzo, cuore del centro storico di origine e fattura medievale, là dove, appunto, c’è il Palazzo Baronale, che ingloba l’antico Castello, e la Torre bizantina di forma circolare, un tempo isolata e funzionante da vedetta-difesa.
L’intera zona era presidiata dal passeggio serale dove si riversavano fino ad una ora decente cittadini di tutte le età. Quando tra le coppie da ottantanni in su si cita “Strettola”, gli occhi di entrambi si illuminano e lasciano scappare un sorriso di piacere – supponenza. E questo perché il luogo ricorda loro i tanti appuntamenti consumati nella gioventù, quando le auto si contavano tra le dita di una mano e gli spostamenti all’esterno erano resi difficili dalla mentalità bigotta e patriarcale dell’epoca, che, come in altre piccole realtà, persiste in parte ancor oggi, nonostante il progresso conquistato nel corso di questi anni.
Parliamo, come accennato, degli anni ’60, quelli prima della futura rivoluzione in campo musicale, del costume e delle cosiddette libertà civili. Allora gli incontri tra i due sessi non solo non erano permessi, ma erano guardati a vista, anche quando gli amori erano sbocciati e i fidanzamenti erano stati ufficializzati. Come risaputo, anche in questi casi, quando si usciva a passeggio in coppia si doveva essere accompagnati dai famigliari. Tutt’al più ci si poteva intrattenere “ a parlare” davanti all’uscio di casa dell’innamorata.
In paese la rivoluzione la facemmo un gruppo di giovani studenti che a un certo punto, scambiatoci le rispettive e risapute fidanzate, ci mettemmo a passeggiare su e giù in Corso Giannone (e successivamente nei periodi caldi sulla Ripa – Belvedere). Nessuno ebbe il coraggio di rimproverarci e da allora giovani maschi e femmine cominciarono senza timore alcuno a parlarsi e a vedersi a piacimento nei luoghi più disparati, a prescindere, se si era o non si era fidanzati.
Torniamo alla “Strettola”. La stessa era il luogo di appuntamento privilegiato per i primi e e i successivi appuntamenti. Lo era perché in un baleno lo si poteva raggiungere dall’una e dall’altra parte, da Lui e Lei. Ci si intratteneva al centro per il tempo occorrente, perché al fischio dovevamo interrompere immediatamente e ritornare di nuovo sui nostri passi. A sostituirci c’era già un’altra coppia. E così di seguito fino ad ora tarda, o almeno, conforme alla stagione e alle abitudini del momento.
Con l’arrivo e la diffusione delle auto, le abitudini cambiarono e il luogo fu praticato solo in momenti e giornate importanti, appunto a San Valentino, patrono degli innamorati. Quella sera ci si rivedeva in coppia, semplicemente per scambiarsi un bacio in segno di devozione e non più di piacere strettamente carnale.
Da qualche tempo tale usanza è stata ripresa dalle nuove generazioni del posto e dal di fuori. Lo si fa ovviamente per continuare la tradizione e nel contempo, quelli più romantici, per giurarsi il primo eterno amore e gli altri, non di meno intensi, a seguire!
Di “zia Monica” qualcuno conserva un brutto ricordo. Si trovava, appartato sul pianerottolo, a far le prove con Maria, la sua nuova fiamma, quando si udì in istrada un rumore ferrame. Qualcuno, anzi qualcuna, aveva tirato su con l’apposito uncito in ferro, il coperchio in ghisa della pubblica fogna (a quei tempi erano pochi quelli che avevano un bagno nelle abitazioni del centro storico) e vi scaricò il vaso da notte, provvedendo nel contempo al suo lento e minuzioso lavaggio.
La scena, fuori orario, non fu avvertita da nessuno se non dai noi sul pianerottolo, invasi dalla puzza tremenda, che, guarda caso non solo mi immobilizzò del tutto, ma mi procurandomi una insopportabile nausea – schifo. Tant’è che, nonostante la fresca bellezza e procacità di lei, peraltro appetita da molti, seduta stante lasciai per sempre la donna, senza farci ritorno da lei.

Giornalista, scrittore e storico. Ha al suo attivo una cinquantina di pubblicazioni su tradizione, archeologia e storia locale.