Santa Messa di suffragio – ricordo in onore di Antonio Parracino, classe 1942, a San Marco in Lamis. Era scomparso il 29 giugno dello scorso anno, giorno dei santi Pietro e Paolo. Ma per via della sua lunga degenza in casa, la notizia era circolata in sordina soltanto tra pochi intimi. Da qui la necessità di darne ora il giusto rilievo, trattandosi di una persona ‘bene’ inserita nel sociale e conosciuta da tutti. Per l’intera vita fu un professionista e docente di lungo corso assai stimato fuori e dentro la sua città d’origine, San Marco in Lamis. Per la verità, la famiglia sia del padre Pasquale, sia della madre Giovannina Del Vecchio era originaria della vicina Rignano.
La funzione religiosa avrà luogo il 10 Luglio, alle ore 19.00 in punto nella Chiesa della Collegiata, tempio da lui frequentato fin da ragazzo, abitando la famiglia nelle sue prossime vicinanze, in un appartamentino che si affacciava sul Corso principale, di proprietà dei Piccirella, presso i quali il capofamiglia svolgeva la funzione di fattore – autista.
Tonino, così lo chiamavano tutti, dopo le elementari e le medie, s’iscrisse e frequentò l’Istituto agrario “Di Sangro” di S Severo, diplomandosi col massimo dei voti a 19 anni compiuti. Di periti in campo a quel tempo ce ne erano pochi e il loro intervento tecnico era assai richiesto dagli agricoltori. Per cui rinunziò all’Università e si buttò a capofitto nel mondo del lavoro. Per alcuni anni insegnò materie tecniche alle Medie nel Lazio, poi in vari centri del Gargano. Infine, immesso nei ruoli, continuò sempre presso le stesse scuole di pari grado fino al pensionamento a San Marco in Lamis, facendosi stimare sempre per serietà ed abnegazione sia dai colleghi sia dalle famiglie e dagli stessi alunni.
Nel contempo esercitò costantemente la libera professione di Perito agrario, conquistandosi la giusta rilevanza presso i clienti e, quando se ne presentava il caso, anche in Tribunale. Sposò da giovanissimo la sua Maria, unico amore della sua vita, da cui ebbe quattro splendide ragazze, tutte laureate e mamme – spose con prole, tranne la prima che fin da giovane segue la sua innata vocazione di suora in campo laico. Verso i suoi quattro nipoti nutriva un affetto per davvero viscerale, inseparabili quando gli erano vicini e tenendosi a contatto telefonico più volte al giorno, quando si trovavano lontani.
Chi scrive, oltre che come parente, gli fu stretto compagno di esperienza in tutti i campi. Ci ritrovavano sempre insieme, vuoi nelle feste, vuoi nei corteggiamenti, vuoi nelle scelte importanti. Tra di noi non c’erano segreti. Quando incontravamo i primi ostacoli psicologici o soffrivamo le pene di Giobbe, ci confidavamo e superavamo facilmente i problemi dell’età.
Tonino, era un giovane buono ed empatico e gli amici suoi erano anche i miei e viceversa. Imparammo a ballare insieme e insieme ci trovavamo in tutte le feste. Una volta abbiamo vissuto una giornata semi-comica in campagna. Pensate, dovevamo bruciare alcuni ettari di stoppie in un campo di loro proprietà a Mercaldi! Dopo aver mangiato e ben bevuto, ci spostammo ad eseguire il lavoro. Il fuoco appiccato or qua or là, non si sa perché si spegneva puntualmente. Risultato: al termine della giornata, ne avevamo bruciato a malapena pochi metri quadrati.
Nonostante la serietà e la puntualità che lo caratterizzava, egli non diventava mai un musone, ma sapeva scherzarci su e superare in un baleno l’avvento avverso. Ciò spiega il perché egli avesse amici in ogni dove. Sono tanti i ricordi che ci annodano da poter fare un vero e proprio romanzo. Chissà! Non a caso alcuni episodi sono già contenuti in alcuni miei libri.
La direzione e redazione della presente testata è vicinissima alla famiglia. Addio, Tonino, la tua bontà di animo, la tua serietà nel lavoro e la tua valenza professionale e didattica costituiscono non solo un orgoglio per la famiglia, ma un monito ed esempio di vita da seguire da parte delle nuove generazioni!
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Giornalista, scrittore e storico. Ha al suo attivo una cinquantina di pubblicazioni su tradizione, archeologia e storia locale.