Anche Rignano Garganico ha un suo figlio diletto, che combatté e diede la sua vita per l’Unità d’Italia. Si tratta di Raffaele De Lillo, volontario garibaldino della prima ora, ossia tra quelli che accorsero ad ingrossare le file del Generale all’indomani del suo sbarco nel 1860 a Marsala. Egli viene alla luce il 15 luglio 1820 da Simone (sindaco del paese nel 1836 ) e da Vincenza Fusco, nella casa paterna in via Piccirilli. Strada, che avrebbe dovuta essere intestata al nome del predetto garibaldino per interessamento di Antonio Cappelli, personaggio locale in vista della prima metà del ‘900 in ogni campo. Evento mai concretizzatosi, di cui ancora oggi si ignora il perché).
Personaggio arguto e vivace d’ingegno, fa i primi studi in paese alla scuola del dotto prete don Giovanni Danza, passando a completarli in Napoli, dove si laurea in farmacia. Nel 1860, alla notizia dello sbarco di Garibaldi a Marsala, egli fremette di gioia, chiude la sua farmacia, e corre ad arruolarsi volontario a Foggia nelle file dei garibaldini, assieme ad altri comprovinciali.
Si ignora se egli facesse parte dei 693 garibaldini del distretto di Foggia, o dei 324 di quelli di San Severo, oppure dei 281 del distretto di Bovino. Sarebbe interessante precisarlo prendendo visione dei documenti esistenti nell’Archivio di Stato
Con ogni probabilità viene aggregato alla Legione dei Cacciatori dell’Ofanto, comandata da Michele Cesare Rebecchi da Montesantangelo, composta da 100 uomini, tutti giovani scelti e coraggiosi. De Lillo combatte valorosamente al Volturno; prende parte all’assedio di Gaeta ed in altre azioni, meritandosi tre medaglie al valore militare, di cui una di bronzo e due d’argento.
Allorché la Patria non avrà più bisogno di loro, ed i garibaldini ritornano alle proprie case, anche il nostro giovane De Lillo ne segue l’esempio con il cuore colmo di emozioni, sospinto com’è dall’ansia di rivedere la sua adorata mamma e orgoglioso del contributo dato alla causa italiana.
Si avvia così da San Severo nelle prime ore pomeridiane del 25 marzo 1865 ( forse 1861 !?). per poter giungere a piedi in serata, attraversando la boschiva valle della Lama. Lo fa come tutti gli altri, abbordando l’impervia mulattiera di Capodimonte, che da Ovest conduce a Rignano. Questo percorso, per quanto disagevole e faticoso, in mancanza di strada rotabile, veniva correntemente praticato, per la maggiore rapidità, da chi si portava al piano del Tavoliere, a lavorare nelle masserie, o per raggiungere San Severo.
Quasi giunto a metà percorso, il nostro eroe viene freddato da due colpi di fucile per mano sconosciuta, ma certamente nemica dei Liberali e dei Garibaldini, essendo questi, tra il basso popolo, ingiustamente malvisti, per la propaganda avversa in quell’epoca dei reazionari borbonici. Viene così spento ignobilmente un valoroso figlio di Rignano, che con entusiasmo era corso con tanti altri giovani al richiamo della Patria.
La memoria del glorioso nome viene lentamente a cadere nell’oblio dei compaesani ed i posteri, immemori, non vedranno più piantata nel sito dove esalò l’ultimo respiro, la croce nera ivi posta a ricordo, per il viandante, del suo nome, e del suo sacrificio della vita, per l’Unità d’Italia”.
Ed allora perché non si prova oggi a rimediare a siffatta gravissima dimenticanza, cominciando subito dall’individuazione esatta della data di morte dell’eroe, quindi all’intestazione di una strada al suo nome (Via Piccirilli o altra)? Per la croce, non occorre alcunché, perché a collocarla ci hanno già pensato i Passionisti nel 1951 e nel restauro più recente dall’impresa dei Vincitorio.
Giornalista, scrittore e storico. Ha al suo attivo una cinquantina di pubblicazioni su tradizione, archeologia e storia locale.