Riccardo era un Re molto amato dalla gente per la sua bontà e l’amore verso il prossimo. Quando i notabili gli segnalavano qualche caso di povertà era il primo a raggiungere la casa di tizio o di caio, sempre pronto ad assistere la sua famiglia con vitto, vestimenti puliti ed ogni altro intervento capace di sollevare la condizione materiale e umana dei suoi componenti.
Era un tipo assai coraggioso. Fin da piccolo, in caso di liti, era solito intervenire tra i suoi coetanei e compagni di gioco per mettere pace. Talvolta lo faceva a proprio rischio, specie quando i contendenti usavano le mani e in qualche caso anche le armi per aver la loro supremazia. Riccardo ammoniva e poi reagiva contro i più scalmanati per metterli a tacere, anche con l’uso della sua forza fisica che gli era straordinaria. Con un dito riusciva ad alzare anche un chilo di roba. Era figlio di Enrico II, re di Inghilterra.
Erano anni bui e tristi e soprattutto violenti. A quel tempo la gente in caso di guerra si rinchiudeva nei castelli, compresi i cosiddetti servi della gleba costretti a lavorare la terra notte e giorno per produrre il vitto per sé e i loro Signori. Tutto era tassato a caro prezzo, compresa la minestra di ogni giorno. E questo per riempire i portafogli dei loro Signori che se la spassavano tra lussi e scorpacciate.
Fattosi grande e diventato a sua volta Re, Riccardo cominciò a frequentare la gente comune, volenterosa di fare il bene del prossimo come lui. Perciò aveva stretto amicizia con Robin Hood, un brigante buono che si nascondeva assieme alla sua banda in un grande bosco (Sherwood), spesso attraversato dai signorotti cattivi che venivano puntualmente spogliati dei loro beni e donati ai poveri.
Per questo motivo il nuovo re, avversato dai signori cattivi, diventò amico per la pelle di Robin, accomunati com’erano dal comune impegno di aiutare i poveri e i derelitti. Ad un certo punto, il cammino di rinnovamento di Re Riccardo si interruppe per un grande evento mondiale. La Terra Santa, il luogo dove era nato e aveva vissuto il Cristo era caduto in mano a Saladino, il capo assoluto dei Mussulmani di Maometto.
Si formarono le cosiddette Crociate. Alla terza partecipò pure Riccardo, che dopo aver conquistato con i suoi ottomila uomini quasi tutte le principali città attorno a Gerusalemme, liberò e si fermò a San Giovanni d’Acri, in attesa della liberazione di Gerusalemme occupata da Saladino.
Riccardo aveva un fratello più grande di nome Nicolò che brigava sempre con il padre, quando non c’era Riccardo. Ad un certo punto egli accortosi della tresca, un giorno si fece avanti e disse: <<Papà ti voglio bene!>>..Poi, rivolto a Nicolò – aggiunse: <<Anch’io ti voglio bene assai!>>. Così si rappacificarono e negli anni a seguire vissero tutti felici e contenti, di avere un padre bello e forte e una mamma sempre disponibile ad aiutarli, nonché nonni che li adoravano per davvero.
Dato il suo impeto e coraggio dimostrato durante le battaglie si conquistò il titolo di Riccardo “Cuor di Leone”. Appellativo, quest’ultimo, che, passato alla storia, piacque assai agli studenti di ieri e a quelli di oggi. Evviva “Riccardo Cuor di Leone”.
P.S. Questo racconto è dedicato a Riccardo Polione, quattro anni, di Rignano Garganico. Lo stesso è figlio di Roberto e di Grazia, nonché fratello di Nicolò, di pochi anni maggiore di lui.
Giornalista, scrittore e storico. Ha al suo attivo una cinquantina di pubblicazioni su tradizione, archeologia e storia locale.