Nonostante siano trascorsi diversi giorni dalla scomparsa, permane ancora vivo il ricordo di Salvatore Pizzichetti, 86 anni, ultimo ed apprezzato fabbro di Rignano Garganico. Era il componente più giovane di una famiglia, interamente dedicata, per la parte maschile, all’arte del fabbro ferraio e del maniscalco, almeno fino a quanto il trasporto prevalentemente dominato dai quadrupedi. In questo, sapientemente guidata dal capostipite Antonio, alias Ntunine, pure lui impegnato assieme ad un fratello nella medesima arte.
Lo scomparso che aveva operato fino al suo pensionamento, era un soggetto assai allegro, buono ed impegnato nel sociale, tanto da essere considerato amico di tutti. Nell’arte era, poi, un vero e proprio genio, specie nella riprodurre e forgiare gli oggetti metallici, in ferro, acciaio, ghisa, stagno, rame ecc. Chi scrive ha di questo un ricordo di gioventù esplicito e diretto. A quel tempo possedeva la prima ed unica Mini Morris del paese (anno 1965). La stessa aveva uno stile del tutto moderno e a vista con tetto giallo e corpo color verde marcio, cambio a cloche, sedili ribaltabili. Era un vanto per me e l’intera gioventù del paese che ne invidiava il possesso.
Un certo giorno nella tarda mattinata, mentre il mezzo era parcheggiato assieme ad altre veicoli in piazza San Rocco, precisamente lì dove opera attualmente un bar, sbucò all’angolo un gruppo di giovani e chiassose ragazze. A guidarla c’era una delle più belle della gioventù del tempo, di nome Enza. I suoi occhi a mandorla si posarono subito sulla vicina Mini e nel contempo, rivolgendosi a me, chiese: “Tonì…mi fai provare, sto prendendo la patente e dell’auto so tutto”. Inizialmente, le rispose di no, ma poi, conquistato dal suo sorriso invitante e schietto, mi convinsi e le porsi le chiavi.
Ella tutta allegra, le afferrò con piacere e dopo aver fatto accomodare le sue compagne, le infilò in guida al cruscotto e dopo aver innestata la retromarcia calcò il piede, dimentica di chiudere lo sportello alla sua sinistra. L’auto si mosse e all’improvviso si udì uno stridente rumore di ferraglia e a vista lo sportello semi scardinato . A fare coro il gruppo delle ragazze e i miei “oh oh” di proprietario e testimone di un evento sfortunato. Poi ci lasciammo e rimandammo ogni discussione in merito al dopo visita del carrozziere per conoscere l’entità della “mazzatta” .
Ovviamente il trambusto suscitò l’interesse di molti curiosi. Tra gli altri dello stesso Salvatore, che subito si fece avanti e dopo aver guardato ben bene lo sportello, sentenziò: “bisogna sostituire solo le cerniere in ghisa e il problema è ben risolto”. Acconsentii e nel giro di qualche giorno i due pezzi furono ricostruiti, modellati a misura e montati a dovere. Tanto che nessuno si accorse mai della operazione, anche perché la lamiera della portiera era rimasta pressoché “vergine” e priva di graffi.
Per di più il costo fu per davvero irrisorio. Gli diedi subito un bacio di riconoscimento e d’allora la stima ed attaccamento alla persona restò invariato. per tutta la vita. La Direzione e la redazione della presente testata esprime la sua più stretta vicinanza alla famiglia dello scomparso. Addio, Salvatore, non dimenticheremo mai la tua bontà del carattere e la genialità del mestiere!
Giornalista, scrittore e storico. Ha al suo attivo una cinquantina di pubblicazioni su tradizione, archeologia e storia locale.