Un altro giovane è partito in cerca di speranza e di lavoro nel nord Italia. Ha lasciato Rignano Garganico, il più piccolo comune del Parco Nazionale del Gargano, con il cuore a pezzi. Lo riferisce lui stesso a RignanoNews.com, tra le lacrime. Vuole rimanere anonimo, come anonime sono le partenze ormai usuali dei nostri giovani concittadini verso mete più blasonate per studio o per lavoro.
Oramai le partenze sono quotidiane, come pure i ritorni momentanei di chi ha dovuto farsi la valigia ed emigrare altrove. Qui non c’è lavoro, non c’è possibilità di far crescere le aziende (fa eccezione per l’agricoltura e la pastorizia), non ci sono svaghi, non ci sono attrattive di nessuna natura. Gli inverni sono sempre più solatii, le estati sempre più ridotte.
“La politica continua a litigare e a non fare sistema, al di là di chi governa il momento, non si riesce a trovare una soluzione comune per arrestare lo spopolamento e l’emigrazione di massa, che non risparmiano ormai intere famiglie. Negli ultimi 15 giorni ben 7 funerali, di cui 2 fuori sede, sono un indizio chiaro su cosa accadrà tra 10-20 anni in paese: ci saranno poco più di 800-1000 abitanti, con nascite quasi azzerate e dipartite terrene all’ordine del giorno. A cosa servono i vari Cunz, Borgo Divino, le sagre o il Presepe Vivente se non creiamo lavoro sul posto?” – ci spiega il nostro interlocutore, che non si mostra arrabbiato, ma rassegnato.
Lui se ne va, forse tornerà a Pasqua, forse alla Madonna di Cristo, forse in Agosto. Forse non tornerà prima di Natale. Non lo sa, non sa cosa troverà in Emilia Romagna, la regione dove ha scelto di trasferirsi, dove spera di trovare lavoro, dove spera di trovare l’amore. Se n’è andato, ha salutato mamma e papà, ha caricato la macchina di viveri e di valigie ed è partito. Ha il cuore infranto, non ha voluto salutare gli amici, quei pochi ancora rimasti a Rignano. Perché per lui non è un addio, perché lui spera sempre in un ritorno nel paese più bello del mondo, nel paese delle feste e delle sagre, nel paese della tranquillità e della solidarietà, nel paese dove si litiga, ma poi si fa pace.
Anche se la terra che ti ha visto nascere non ti ha dato tutte le opportunità che sognavi, sappi che qui hai comunque trovato terreno fertile per far germogliare la tua forza e i tuoi valori.
Ora inizia un nuovo capitolo della tua vita, un viaggio pieno di promesse e di nuove esperienze. Ti auguro di realizzare tutti i tuoi sogni, di inseguire con tenacia le tue passioni e di costruire un futuro radioso.
Portiamo con noi il ricordo dei momenti condivisi, la tua allegria contagiosa e la tua incrollabile positività. Sarai sempre nei nostri cuori, pronto a tornare a illuminare le nostre giornate con il tuo sorriso.
Ti auguro di vivere una vita ricca di soddisfazioni, avventure e successi. E te lo auguro con cognizione di causa, perché anche io ho vissuto l’emigrazione e sono stato via dal paese per ben tre lustri, ritornandoci quando potevo.
Che la tua nuova terra d’adozione ti accolga a braccia aperte e ti offra tutte le opportunità che meriti.
Buon viaggio, non ti dimenticheremo mai. E quando torni passa a salutarci, anche solo per bere assieme una birra spillata da Giovanni, un caffè da Claudio, un aperitivo da Michele o una pizza da Luigi.
Giornalista, scrittore ed Infermiere. Dirige il quotidiano sanitario nazionale www.assocarenews.it.