Si temono ritardi sull’apertura del Museo Paleolitico di Grotta Paglicci, a Rignano Garganico. Ad avanzare alcuni dubbi al riguardo è stato lo stesso primo cittadino, Luigi Di Fiore, fervido sostenitore del tema, da cui si attende da anni un suo concreto utilizzo e ricaduta nell’ambito del turismo culturale.
Un’evenienza, quest’ultima, che potrebbe segnare per la cittadina una vera svolta sul piano dello sviluppo economico ed occupazionale. Lo ha fatto nel corso della recente seduta del consiglio comunale, finita come già scritto con un inatteso abbandono dell’aula da parte della minoranza del “Patto per Rignano”, nonostante vi fossero appena due accapo a l’OdG. Vediamo come stanno le cose. I lavori di allestimento, finanziati dalla Regione Puglia per circa 400 mila euro, sarebbero già conclusi e quasi pronti per essere consegnati. A dirigere i predetti impegni, sotto la super visione di Anna Maria Tunzi Sisto, funzionario sovrintendente, è stato l’architetto foggiano, Stefano Del Pozzo, mentre a mettere in essere l’anzidetta attività ci ha pensato una ditta specializzata di Manfredonia I paventati ritardi potrebbero essere causati dalle troppe competenze. Talune riservate alla Sovrintendenza archeologica regionale in continua riforma rispetto ai territori, altre all’Ente locale e alla stessa Regione, che ci ha messo i soldi, e per il resto alla nuova creatura messa su dalla Legge Franceschini del 2014, ossia il Polo Museale della Puglia, diretto da Maria Stella Margozzi. La struttura che è coordinata dal Ministero dei Beni Culturali, rappresenta, a quanto si rileva dall’illustrazione, il punto di connessione tra centro e periferia. Opera, infatti, per favorire il dialogo tra enti statali e locali, tra realtà museali pubbliche e private, allo scopo di potenziare le attività di valorizzazione dei beni, mettendoli in rete con altre suscettibilità territoriali. Tanto, al fine di offrire al pubblico attività culturali ed espositive, servizi di accoglienza ed educativi di qualità. Circa la provincia di Foggia, al momento fanno parte del polo museale regionale, quale itinerario, il Museo Nazionale di Manfredonia e il Parco Archeologico di Siponto, entrambi diretti dall’architetto Alfredo De Biase, già responsabile di Castel del Monte. Quindi, si presume che quello di Paglicci dovrebbe e potrebbe essere aggregato a questo itinerario. L’altro problema attiene il trasferimento dei reperti, provenienti dall’Università di Siena che ha curato gli scavi per oltre trent’anni sotto la guida illuminata di un antropologo di fama internazionale della statura di Arturo Palma di Cesnola, cittadino onorario di Rignano, sostituito per ragioni di età, a partire dal 2004, da Anna Maria Ronchitelli. Gli stessi, selezionati a più riprese, sono attualmente custoditi presso la predicata struttura di Manfredonia. Da questo punto di vista potrebbe risolversi da subito l’assetto gestionale, mettendoci l’uomo giusto al posto giusto ed evitando al Comune interessato il sobbarco di spese insostenibili per il suo magro bilancio. A questo punto è corso nell’ambito della predetta riunione una voce unanime: conferenza di servizi, da convocare a tamburo battente con tutti gli attori competenti presso lo stesso municipio, in modo da andare via con una soluzione definitiva destinata a far funzionare fin dall’inizio al meglio e in tempi brevi l’importante Museo che per il numero e la varietà dei reperti abbraccia l’intero Paleolitico ed è destinato ad essere uno dei più importanti d’Italia e forse dell’intero pianeta. Infine, l’altra problematica da superare è la ripresa degli scavi, fermi al 2006, per via dell’insicurezza dell’antro a causa degli agenti atmosferici e l’incertezza della proprietà. Ma di questo e di altro si sta occupando attivamente il consigliere delegato al ramo, l’avvocato Viviana Saponiere, ovviamente d’intesa col primo cittadino.
Giornalista, scrittore e storico. Ha al suo attivo una cinquantina di pubblicazioni su tradizione, archeologia e storia locale.