Tra i socialisti della vecchia guardia rimasti fermi con le loro idee prima, durante e dopo il ventennio, troviamo anche Pasquale Campanale, un uomo semplice, buono e rispettato da tutti, di cui si dirà. Egli nasce in paese il 6 agosto 1906 da Vitantonio e da Leonarda Mastrillo. Qui muore, all’età di novant’anni, il 2 luglio 1996. Il 23 giugno 1935 sposa Angela Mastrillo, che darà alla luce il primo figlio Vitantonio (1937). Gli altri due nasceranno nel dopoguerra. Precisamente Leonarda (1947) e Michele (1950).
Socialista della prima ora e pacifista, non condivide la partecipazione dell’Italia al secondo conflitto mondiale. Pertanto, non appena si presenta la possibilità di scansarla, gioca tutte le sue carte per disertarla.
Siamo nel 1940. La Germania, afflitta dall’estremo bisogno di manodopera in ogni campo della sua economia, in forte sviluppo ed anche perché tutti i suoi uomini sono largamente impegnati in guerra, pensa bene di sostituire questi ultimi, con forze fresche provenienti dall’Italia, afflitta al contrario, come accennato, dalla crisi economica e dalla disoccupazione, specie al Sud. Si stipula un vero e proprio accordo strategico tra lo Stivale e la Germania nazista, che permette un flusso emigratorio che interessa il periodo 1937 – 1943.
Ogni anno partono migliaia e migliaia di braccia italiane al servizio del Reich, detta in lingua emigrazione dei “fremdarbeiter italiani”. Come ogni inizio, la cosa si presenta bella e accattivante. Ti forniscono il lavoro sicuro con vitto, alloggio ed assistenza sociale adeguata, sempre però nei pressi del Lager, ovvero campo.
Nome, quest’ultimo, che prenderà un significato sinistro con la deportazione degli ebrei e dei cosiddetti nemici della razza tedesca o traditori che dir si voglia, quali sono considerati gli Italiani dopo l’8 settembre 1943, trattati da prigionieri di guerra, compresa larga parte degli stessi emigrati, come il Campanale, ai quali è proibito il rientro in patria. Non solo, ma i governanti tedeschi si rimangiano in parte tutti i benefici economici ed esistenziali precedentemente accordati. Da questo malanno, il nostro protagonista e gli altri vengono liberati, grazie all’intervento ed occupazione della Germania da parte degli alleati anglo-americani e russi, ossia ai primi di maggio 1945.
L’interessato con i mezzi di fortuna rientra in paese, portando con sé i pochi risparmi, non inviati a casa a seguito della precipitazione degli eventi e il “mondo imbrogliato”, come di solito pontifica nelle sue lettere, di cui si dirà. Con il suddetto gruzzolo, risucchiato in parte dalla svalutazione della lira, riesce a comprare alcuni capi bovini, dedicandosi a tempo pieno al loro allevamento in montagna. Successivamente mette fissa dimora in un fabbricato in parte restaurato e in parte ricostruito ex-novo nella sua campagna di Centopozzi.
Riprendendo il discorso di cronaca, di Campanale, emigrante in Germania nel 1942, ci sono giunte due lettere, che ci spiegano bene il suo trascorso del momento. Nella prima, datata 26 ottobre, assai toccante, parla della sua ultima venuta ‘in licenza’ in occasione della morte del fratello, deceduto a causa di ferita da guerra, pochi mesi prima e seppellito a Gioia del Colle, lasciando due nipoti orfani di entrambi i genitori. É il suo unico cruccio, che porterà sempre con sé sino alla fine, segnandolo profondamente nella mente e nel cuore. “Io solo se ci rifletto mi escono le lacrime senza mazzate”.
C’è poi, quella del 19 novembre, allorché cita suo cognato Antonio, soldato impegnato sul fronte russo e scrive al riguardo: “Chi lo sa come passa i giorni di sotto alle armi di quei maledetti bolscevichi, ma penso che può durare, ma devono avere la peggio”. Non manca di citare nei saluti il cugino Mattiuccio, anche lui sul fronte russo del Don, quale bersagliere del famoso 3° Reggimento, da dove non tornerà più, incappato com’è nella famosa offensiva del 19-20-21- dicembre 1942.
Campanale con la sua terza Elementare, è uno dei pochi in paese che sa leggere e scrivere lettere, come pure la zia Rachelina che le riceve e risponde. L’indirizzo del mittente è: Operaio Pasquale Campanale – Herten I.Weetf – Lager Ewald 1/2- Germania.
Il rientro a casa di Pasquale è tutto segnato di rosso. Essendo in pochi i socialisti non pensarono mai di costituire una sezione. Anzi qualcuno del gruppo passa in seguito con armi e bagagli direttamente nel PCI, assorbito dalla moda del momento. E questo continuerà anche dopo la sconfitta socialcomunista alle politiche.
Ciò nonostante alle amministrative degli anni ’50 il fronte ne esce vincitore, eleggendo a sindaco il primo comunista della sua storia. Il riferimento è al sindacalista CGIL Giovanni Tusiano, mentre la carica di vice è assunta dal socialista Giuseppe Partipilo. Due anni dopo, come risaputo, la coalizione fallìsce il suo impegno e il governo cittadino ripassa nelle mani della DC Di questo e di più se ne parla nella ricostruita storia del PSI.
In questo periodo, il Campanale, svolge con onore e passione la funzione di Presidente dell’ECA, facendosi volere bene da tutto il popolo minuto, grazie alla distribuzione del latte e degli altri beni vitali di prima necessità alle famiglie più bisognose.
Tra gli anni ’50 e ’60, pur non avendo ancora una bottega propria , il PSI è continuamente presente in tutte le battaglie politiche del territorio. Battaglie sostenute a base di comizi ed incontri tenuti dai leader più importanti di Capitanata.
Anche in questi casi il Campanale non manca mai. Anzi chi scrive ricorda che quando c’era in vista un comizio in piazza, l’oratore forestiero di turno, vuoi il socialista Luigi Di Maggio (amministratore della Provincia) vuoi il senatore Luigi Tamburrano, prima di salire sul palco improvvisato (di solito un balcone) passano con la propria auto da Centopozzi, prelevano il Campanale e poi raggiungono il luogo deputato per il comizio.
Questo stato di cose perdura fino al 1967, allorché è istituita, fortemente voluta dal Campanale, dal Geometra Vincenzo d’Atti e a nome e per conto della Federazione provinciale da chi scrive, la prima sezione, presso il mono locale posto a piano terra del Palazzo Baronale. Sezione, quest’ultima, che resterà aperta e vegeta sino all’insorgere di tangentopoli, fenomeno che, come si sa, ha distrutto il Partito Socialista, in primis.
Negli ultimi decenni anni di vita il nostro protagonista vive con la famiglia in un mini appartamento condominiale di sua proprietà, posto al piano rialzato del Palazzo di Giuseppe Matteo Ricci dirimpettaio della Chiesa Madre, un personaggio che segnò tanto nella storia culturale del paese e delle sue campagne. Di questo e di più si sta scrivendo a parte. E, in assenza dei figli, sistematisi altrove per motivi di lavoro e di famiglia, i due anziani vengono accuditi saltuariamente dalla nipote, Antonietta Campanale e dal marito, Antonio Aniceto (scomparso da tempo), ferventi socialisti anche loro.
Giornalista, scrittore e storico. Ha al suo attivo una cinquantina di pubblicazioni su tradizione, archeologia e storia locale.