La Chiesa Madre di Rignano Garganico, modificata ed abbellita nel corso dei secoli, per via di ricostruzioni post terremoti e migliorie varie, ha finalmente una sua storia precisa, fatta di date e dati tecnico- scientifici delle varie fasi attraversate.
Pertanto, essa assume in se i diversi stili architettonici che l’hanno interessata, dal gotico, in minor misura, al romanico di più e al rinascimentale in generale.E’ quanto è scaturito dall’ incontro sul tema svoltosi qualche sera fa nel medesimo tempio, gremito di gente interessata.
Ad aprire i lavori è stato Enzo Pazienza, longevo presidente del Centro Studi “Paglicci”, il quale ha raccontato per sommi capi le ricerche fatte in loco per conto del relatore.
Subito dopo a prendere la parola è stato l’Architetto Luigi Coletta, rignanese puro sangue, ma da diversi anni residente a Roma, che fino al recente passato si è occupato degli ultimi restauri subiti dal tempio, compresa la messa in luce di alcuni affreschi, realizzati negli anni ‘40 dal grande e prolifico artista milanese, Natale Penati. Opere, queste ultime, che rischiavano di sparire da un momento all’altro, attaccati com’erano dall’umidità e dall’incuria.
Ecco, in sintesi estrema i principali rilievi rilevati dallo studioso:
“ 1) Romanicità della chiesa: gli archi acuti non fanno di essa una chiesa gotica; 2) Firma iconografica degli affreschi. Il fraticello è presente anche nella chiesa di S.Maria di Monte Elio. Stiamo decifrando il nome; 3) Assenza di campanile classico ma a vela; 4) SS.Trinità ( nrd: Abbazia di Monte Sacro-Mattinata) aveva potere su Rignano secondo un documento papale di Adriano IV, datato 1156; 5) La presenza di Chiaravalle (San Bernardo) è giustificata anche dalla forte comunità dei Templari a Torremaggiore; 6) Ritrovamento di due pietre combacianti dove è scolpita la triplice cinta legata anch’essa ai Templari; 7) Censimento voluto da Federico II nel 1231 in cui Rignano compare come “Solacium” (luogo di svago). Questo comportava che i restauri erano pagati da altri, nel nostro caso dai Sipontini; 8) Terremoto 1255 (Distruzione e ricostruzione della Chiesa da parte dei Sipontini). Infatti, la Cattedrale di Siponto, negli archi e capitelli, architettonicamente ha a che fare con quella di Rignano; 9) Dal 1400 al 1600 si susseguono vari padroni a Rignano dai Torellas ai Corigliano; 10) Le date non sono in funzione dei terremoti ma di interventi di migliorie; 11) La costruzione della Sacrestia nuova porta allo spostamento dell’ingresso laterale. Infatti, esso è decentrato. Errore che non si faceva; 12) La colonna ottagonale non è un omaggio a nessuno ma simbolo del luogo battesimale. Sant’Ambrogio lo spiega come ottavo “Dies” (Resurrezione che avviene con il Battesimo. Basta vedere tutti i battisteri in Italia; 13) Disassamento è dovuto a tutti i terremoti distruttivi di Foggia e San Severo fra il 1600 e il 1700. La chiesa era molto più leggera; 14) Nella fine del 1500 si costruisce ospedale e luogo di accoglienza e questo porta all’abbattimento degli absidi; 15) 1829, nuovo grande intervento di ristrutturazione . Nel 1830 la chiesa viene nominata ricettizia e questo porta all’autonomia dei preti per la gestione”. Il resto – conclude lo studioso – è storia risaputa.
Le conclusioni sono state tirate dal padrone di casa, il giovane parroco Don Santino Di Biase che, nonostante sia in sella da pochi anni, ha dimostrato di essere molto sensibile alle problematiche culturali e storiche della cittadina. Egli si è complimentato con il relatore, ringraziandolo per i suoi studi ed assicurando tutta la sua collaborazione.
Infine, si è appreso, che il tutto non si ferma qui, ma che si punta a fare una storia organica del tempio, definito il più importante monumento del paese, assieme alla Torre bizantina e all’annesso Palazzo Baronale, di aspetto barocco, ma di origine medievale, come dimostrano i suoi poderosi muri interni. Tanto serve – è stato precisato – non tanto per conoscere di più, quanto per addivenire ad eventuali ed ulteriori restauri, guidati dalla ragione e dalla scienza.
Giornalista, scrittore e storico. Ha al suo attivo una cinquantina di pubblicazioni su tradizione, archeologia e storia locale.