Carmine Fiore, meglio conosciuto in loco come Bobby Solo, è salito al cielo questa mattina. Lo ha fatto in punta di piedi, come era suo costume e carattere, senza un minimo preavviso, in termini di malattia improvvisa o richiesta di aiuto. Eppure era assistito da molte persone che gli volevano bene e vivevano gomito a gomito nella sottostante campagna per collaborazione o assistenza, compresi alcuni suoi figli e acquisiti.
Era padre, come risaputo di ben tredici figli (ora quasi tutti coniugati con prole), ottenuti dal suo longevo matrimonio con la compianta Rosina, che l’aveva lasciato in anni recenti, in virtù degli stessi problemi di salute e di super impegni lavorativi. A lasciarlo qualche anno fa anche il figlio maggiore Giovanni.
L’interessato, oltre ad essere famoso come titolare di agriturismo nella Piana della Madonna di Cristo, una delle più belle lande di uliveti, frammisti a mandorli e a qualche pianta esotica. Lo era soprattutto per le feste della tradizione che qui organizzava di tanto in tanto per mantenerne le radici e la loro storia plurisecolare. Tra l’altro, quella del pancotto e dell’acquasala fredda e calda, accompagnata spesso dalla sue cagliate fenomenali, a base di latte ovi-caprino o di vacca podolica, spesso in uso o mostra presso la manifestazioni enogastronomiche dei centri vicini.
Tuttavia, quella che gli ha dato maggiore lustro è la Sagra dell’asino, con edizioni di successo per diversi anni.. L’iniziativa in parola, oltre alla valorizzazione di un piatto tipico, puntava ad incrementare l’allevamento di questi animali, ormai in via di estinzione . Il menù solitamente era così composto: orecchiette al ragù con involtini di carne di asina; formaggi misti; Frutta melone; acqua e vino. Si finiva con l’assaggio del gelato al latte di asina (Top secret mai rivelato.). Quasi sempre, l’intrattenimento gastronomico aveva luogo, dopo una tavola rotonda sul tema, con l’intervento dei massimi esperti della Puglia e l’immancabile conclusione fatta di musiche e balli all’aperto.
Fino agli anni’50 a Rignano, paese agricolo per eccellenza, l’asino era l’animale da lavoro e trasporto più diffuso della comunità. Se ne contava almeno uno per famiglia. Si faceva ricorso alla sua forza e alle sue cocciute virtù, sia per spostarsi da un luogo all’altro, seduti sul suo caratteristico basto, sia per arare i campi, sia per trasportare i covoni di frumento nell’aia più vicina e pestati dai suoi zoccoli duri e successivamente fino allo spiazzale antistante alla trebbiatrice dei Pizzichetti, la prima ed unica impiantata presso l’azienda di “Maddalena” nelle vicinanze dell’abitato.
Con l’avvento e la diffusione dell’automobile e dei trattori, le cose cambiarono. Il ricorso all’asino diventò man mano sempre più raro, sino all’ estinzione pressoché completa dell’animale. Ma non tutti. C’è , invece, chi lo aveva da sempre amato ed allevato, fino ad averne circa duecento. Il riferimento è all’allevatore tutto fare scomparso. Secondo il suo racconto, l’allevamento di esso sarebbe partito da una sola “ciuccia” chiamata “Peppinella” attorno agli anni ‘30, ad opera del padre Giovanni e del nonno Carmine. Per molti anni , il reddito di questo tipo di allevamento, oltre al maneggio, era costituito soprattutto dal latte, per i più svariati usi, specie nella produzione di medicinali e di cosmetici.
L’asino, inoltre, possedeva anche altre virtù, come quello dell’onoterapia (pratica che utilizza l’asino come strumento terapeutico per rimettere in moto i sentimenti e il piacere della comunicazione emotiva), con la riscoperta del latte di asina, prezioso alimento dalle caratteristiche organolettiche molto vicine al latte materno e quindi molto indicato per i bambini con allergie alimentari. Come accennato, serve pure per confezionare gustosi gelati. Altresì, può essere utilizzato come sostituto dell’acqua per il bagno delle signore. Rigenera la pelle e le rende più giovani e belle.
Un sistema di estetica, quest’ultimo, molto praticato ed apprezzato dalle antiche matrone romane, come Poppea che amava portarsi dietro in ogni spostamento decine e decine di asine, per la produzione del latte necessario alla bisogna. Che dire poi del più famoso “Asino d’oro” del grande letterato latino Lucio Apuleo? A tutto questo era assai legato lo scomparso, che da tempo aveva preso coscienza del suo ruolo -intervento nel sociale.
Da questo punto di vista, il ricordo di Bobby Solo resterà sempre limpido e fermo nella memoria collettiva. Addio, Carmine, non ti dimenticheremo mai. La direzione e redazione della presente testata esprime a tutta la famiglia le più vive condoglianze!
Giornalista, scrittore e storico. Ha al suo attivo una cinquantina di pubblicazioni su tradizione, archeologia e storia locale.