Anche per Angelo e Michela, lui di Rignano e l’altra di San Marcoin Lamis, il gran giorno della loro vita è arrivato. Lo è dopo tre anni di pandemia e dall’unione civile, celebrata nelle deserte stanze del municipio alla presenza dell’ufficiale civile, dei padrini e di pochi indispensabili intimi, tutti a volto coperto dalle fatidiche mascherine.
Il riferimento è allo sposalizio religioso – cristiano, che ha avuto luogo ieri 4 giugno alle ore 16,30, nella chiesa dell’Addolorata, a San Marco in Lamis. Entrambi sono infermieri laureati e in servizio da qualche anno dalle nostre parti, l’uomo al 118 di Foggia, la donna all’ospedale di Torremaggiore.
Ad ufficiare il sacro rito ci ha pensato don Matteo Ferro, rettore ordinario della parrocchia, coadiuvato da Don Mario Ardolino della Curia di San Severo, amico da antica data degli sposi. E questo è stato possibile dopo aver superato agevolmente tutti i passaggi burocratici prescritti.
L’omelia di don Matteo si è incentrata prevalentemente sul tema dell’Amore nelle sue variegate espressioni e sentimenti, in primis quello di coppia e poi quello verso il prossimo predicato e praticato sulla parola ed esempio del Vangelo. Subito dopo si è svolta la prassi prevista e normata dal Concordato, con lo scambio degli anelli, il giuramento delle osservanze e la firma dei testimoni, salutato dal folto pubblico presente, visibilmente commosso.
Al termine alla luce dello stesso credo e partecipazione è stato battezzato, con l’acqua benedetta, dal medesimo celebrante il loro primo figlio Antonio, nato nel frattempo, bello e vispo bambino di tre mesi e mezzo, già noto ed apprezzato da tutti, grazie alle costanti lezioni educative paterne, tenute sui social. Il riferimento è ai racconti e alle favole tradizionali, che, seppure ancora incomprensibili sembrano essere molto apprezzati dal piccolo, come si evince dai suoi sorrisi e dalle sue elementari esclamazioni.
Il corteo nuziale dopo aver girato per le vie principali di San Marco in Lamis e di Rignano si è spostato alla storica Masseria di Paglicci, sotto il paese, dove gli invitati oltre a godersi la dimora saltuaria dei re Borboni di Napoli (residenza di caccia), anche l’ambiente selvatico, con la sua florida e variegata vegetazione naturale, al momento in parte fiorita e dagli scarnificati alberi secolari di olivo, con i suoi animali selvatici e volatili che qui trovano il loro habitat preferito fin dai tempi antichi. Parimente si dica delle mucche podoliche, che continuano a fornire il loro apprezzato caciocavallo.
Eccellente il servizio video – fotografico sapientemente assolto dalla A alla Zeta da due valenti e geniali professionisti – artisti, quali…che hanno saputo puntualmente cogliere l’attimo fuggente nella natura degli uomini e delle cose., compreso il tradizionale taglio della torta a tre piani nel cortile prospiciente. L’anzidetto e storico fabbricato è tenuto in costante ordine dall’équipe del dottor Bramante, il titolare, che lo ha dotato di ogni comfort e arredi d’epoca, comprese mappe, cartine geografiche, attrezzi e strumentazioni odorosi di storia e di tradizioni antiche.
Non dimentichiamo che dall’omonimo sito paleolitico poco distante sono emersi una infinità di reperti, graffiti, pitture parietali, strumentazioni litiche e usanze legate all’uomo tra le più arcaiche del mondo (in parte conservate nel Museo Paleolitico di Rignano), come per esempio la farina di avena selvatica, risalente a 32 mila anni fa.
C’è di più. Sposi ed invitati sono stati rifocillati con alimenti eno gastronomici doc cucinati e preparati da uno chef di lunga esperienza in campo, come Matteo Pavino. Ottimo anche il servizio e il contorno grondante di storia e di vita campestre, fatto di strumenti, di attrezzi e soprattutto di balle di paglia, sapientemente ben disposte e adornate. Sono seguiti anche balli e danze con pezzi musicali ad hoc., messi in atto dal gruppo musicale Aeau de Jazz, con splendida ed attiva voce canora al femminile.
Da segnalare, infine, la consumata e romantica vigilia della ‘serenata’ vissuta all’insegna della tradizione e dell’allegria. Il tutto ha visto il suo svolgimento l’altra sera presso il giardino spiazzale della casa della sposa, allietata da fresche bevande, da pizze e alimenti locali e soprattutto dalla buona musica, sorretta da un variegato repertorio canoro di pezzi classici e di canzoni popolari anche in dialetto, messe su dall’instancabile cantante e concertista, Ciro Iannacone.
A questo punto, a nome e per conto di questa testata giornalistica e sito, non ci resta che porgere i nostri più avvertiti auguri agli sposi, un bacione al piccolo battezzato e saluto – ringraziamento a tutti gli invitati.
Giornalista, scrittore e storico. Ha al suo attivo una cinquantina di pubblicazioni su tradizione, archeologia e storia locale.